domenica 20 novembre 2011

Marco Tullio Cicerone





La fortuna non solo è cieca lei stessa, ma per lo più rende ciechi anche coloro che abbraccia

Dante Alighieri



Lo duca mio di sùbito mi prese, 
come la madre ch’al romore è desta 
e vede presso a sé le fiamme accese,
che prende il figlio e fugge e non s’arresta, 
avendo più di lui che di sé cura, 
tanto che solo una camiscia vesta  

Inferno, XXIII

Torquato Tasso

Qual rugiada o qual pianto,
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?
E perché seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
e l’erba fresca in grembo?
Perché ne l’aria bruna
s’udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l’aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
Vita de la mia vita?


Mimnermo

Quale vita, quale gioia senza Afrodite d'oro?
Meglio morire quando non più a cuore
mi siano gli amori nascosti, i doni delicati, il letto,
fiori effimeri in giovanil età per gli uomini e le donne.

Cupa e dolorosa, sopravviene la vecchiezza,
che rende turpi e cattivi, e l'animo, corroso da tristi pensieri

 di vedere i raggi del sole non gioisce
Si è odiosi ai ragazzi e indifferenti alle donne:
tanto orrenda fece un Dio la vecchiaia.